PERCHE’ MIA FIGLIA SI AUTOLESIONA?
La mamma di Marina arriva in seduta presa dal panico: sua figlia presenta dei tagli nell'incavo del polso e sulle cosce. "Perché mi ha fatto questo?", si lamenta.
Il termine tecnico di autolesionismo è scarificazione, un taglio superficiale dell'epidermide che gli adolescenti si infliggono, nella maggioranza dei casi a livello dei polsi, sulle braccia, sulle cosce o sulla pancia", spiega la psicanalista Catherine Rioult.
L’autolesionismo è una problematica che colpisce il 5% della popolazione, con una prevalenza maggiore nelle donne e può manifestarsi come sintomo associato a molti altri disturbi quali l’anoressia, la bulimia, la depressione, il disturbo borderline di personalità.
L’insorgenza di questo comportamento avviene di solito intorno ai 14 anni e può trascinarsi per tutta l’adolescenza prolungandosi talvolta fino ai 25 anni.
Tradizionalmente, la scarificazione faceva parte dei riti di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, indicava l'appartenenza a un gruppo, e veniva praticata da una persona esterna. "Si trattava di una pratica ritualizzata altamente codificata".
Ma perché oggi un adolescente si autolesiona?
Nella maggioranza dei casi, è l'impossibilità di dar voce alla propria sofferenza interiore "L'adolescente è assalito da un'angoscia che non riesce a comunicare. Aggredisce il suo corpo perché ha l'impressione che questa pratica lo calmi"
La pubertà, a causa degli sconvolgimenti fisici che produce nell'adolescente, lo rende estraneo al proprio corpo così il giovane cerca di riappropriarsene attraverso la scarificazione. Il dolore fisico è infatti più sopportabile del dolore psichico. Sfortunatamente, però, l'effetto di calma è di breve durata.
Altre cause sono determinate dalla sensazione che hanno i giovani, in particolare le ragazze di non essere amabili, così possono indirizzare questa negatività contro loro stesse e infliggersi dolore.
Ulteriori rischi di copia di questa pratica derivano da internet: gli adolescenti pubblicano commenti online su "come praticare la scarificazione" e a volte postano addirittura dei video. Insomma, altrettanti elementi che possono stimolare alcuni giovani a passare all'atto pratico, quando magari da soli non lo farebbero.
Come si sentono i genitori?
Per i genitori, scoprire che i figli si scarificano è pressoché insopportabile. "Hanno l'impressione di vivere questa automutilazione sulla loro pelle“
Ma non dimentichiamo che: "La scarificazione è il modo attraverso cui l'adolescente cerca di comunicare. Sta tentando di dar voce a un malessere interiore che non è in grado di esprimere“
Cosa possono fare i genitori?
È importante farsene carico in tempo per evitare che il problema assuma proporzioni ben più grandi.
I genitori devono trovare il momento giusto per intavolare una discussione, iniziando a parlare di argomenti futili.
Poi, possono dire all’adolescente che ci si è accorti dei suoi tagli e che vorrebbero parlarne un po'. Dimostratevi preoccupati per lui e chiedetegli come potete aiutarlo.
Evitatate di proiettare la vostra angoscia su di lui e di esordire con frasi quali: “Perché mi hai fatto questo?".
Avviare il dialogo non sarà certo facile, perché vostro figlio/a ha un atteggiamento contraddittorio: da un lato, infatti, lancia una richiesta di aiuto, dall'altro si sta rendendo autonomo e deve separarsi da voi.
In un secondo tempo, "è necessario rivolgersi a uno psicologo, l’adolescente ha bisogno infatti di una terza persona che lo accolga, senza giudizio”
Lo psicologo lo aiuterà ad elaborare ciò che gli sta accadendo e gli restituirà una visione strutturata della fase di transizione che sta attraversando.